Da oggi Litio è fuori. Non è solo una nuova canzone di Luca V. Non solo un’altra uscita tra le altre.
È qualcosa che lascia veramente il segno. Dove? Dentro.
Il nuovo singolo di Luca V è online.
E questa volta è diverso.
Non perché sia più “maturo”, o meglio prodotto, o più emotivo degli altri.
Ma perché è una cosa che “pulsa” e che, se la ascolti come va ascoltata, non ti lascia indifferente.
Litio parla del disturbo bipolare.
Un tema che non tutti hanno il coraggio di toccare, figuriamoci metterlo in musica.
Luca V lo fa, con rispetto e delicatezza. Lo fa da artista. Lo fa da essere umano.
Il disturbo bipolare è un’altalena. Ma non quella dell’infanzia, che dondola lenta.
È una montagna russa. Senza cinture.
Si passa dal sentirsi invincibili, lucidi, potenti… al sentirsi spenti e inadatti.
E Litio prende esattamente tutto ciò e lo trasforma in musica.
Il testo è crudo, sì. Diretto ma non aggressivo. Non ha bisogno di urlare per arrivare.
Ogni parola pesa. Ogni pausa dice più di una frase lunga.
Il suono che Luca V ha scelto per LITIO?
Scuro. Stratificato. Ma non pesante.
È dark pop, con vene elettroniche e tensione continua.
Una produzione che non brilla per effetto, ma per coerenza emotiva.
Non è una canzone “bella” nel senso classico. È una canzone vera. E questo, per chi ascolta sul serio, vale molto di più.
Poi c’è il videoclip.
Girato in una sola stanza. Un solo spazio. Una sola presenza.
Eppure cambia tutto. Cambia il ritmo. Cambia il colore. Cambia Luca.
All’inizio, Luca V è vestito di rosso.
La stanza è perfetta, quasi chirurgica. Ogni cosa al suo posto.
Cornici dritte, luce fredda, letto sistemato.
La fase up. Quella in cui sembra tutto okay, anzi, meglio che okay, ma dentro, sotto sotto, qualcosa vibra.
Non si vede ancora. Ma si sente.
Poi, a un certo punto, si rompe.
Una cornice si storta.
Il bicchiere viene rovesciato.
Le fotografie finiscono a terra.
La luce cambia. Il rosso scompare.
Arriva il nero.
La stanza non è più quella di prima. Nemmeno lui.
Nella seconda parte, tutto rallenta. Si spegne.
Il disordine prende il sopravvento. Il letto è disfatto. Gli oggetti sono ovunque. Lo specchio? Incrinato.
E Luca, ora vestito di nero, si muove meno. O non si muove affatto. Questa è la fase down.
Ogni oggetto, ogni dettaglio, ha un significato.
Non serve spiegarlo a parole. Basta guardarlo. Basta ascoltare.
La successione dei brani
Litio arriva dopo Pelle di Prozac, e insieme danno un’idea abbastanza chiara di dove stia andando Luca V.
Non nel mercato. Nell’anima.
Lontano dalla superficie, dentro le crepe.
Per lui, raccontare la fragilità è un’urgenza.
Ma non per mettersi al centro.
Per creare spazio. Per chi non riesce a parlare. Per chi non si sente rappresentato.
Per chi non ha le parole, ma ha tutto il resto.
Non si tratta di un brano “scomodo”. Non serve etichettarlo così.
Si tratta di verità. Ed è proprio questo che lo rende potente.
Litio non ti chiede di ballare.
Ti chiede di fermarti. Di ascoltare.
Di stare un attimo in silenzio, mentre ti entra sotto pelle.
Il singolo è disponibile ovunque. Spotify, Apple Music, tutte le piattaforme.
Il videoclip è su YouTube.
Non è fatto per piacere a tutti. Ma se ti parla, lo capisci subito.
E se ti ci riconosci anche solo un po’…
forse Litio è proprio per te.